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giovedì 29 dicembre 2022

Malafemmena - intervista di Claudia Crocchianti a Costantino Dilillo

 https://www.nuovepagine.it/2022/11/intervista-a-costantino-dilillo/

Intervista a Costantino Dilillo

In quest’ intervista lo scrittore Costantino Dilillo ci racconta del suo libro Malafemmena dove al centro vi è la violenza di genere nelle canzoni italiane. Un libro importante è che svela delle curiosità rilevanti. 

Come è nata l’idea di scrivere il libro Malafemmena
Mi capitò di guardare il video clip di alcune canzoni TRAP che mi colpirono per la crudezza delle immagini e la volgarità delle parole. Osservai che con impressionante disinvoltura vi si rappresentava violenza e in alcune addirittura si narrava l’assassinio di una donna. Mi tornarono in mente altre canzoni che raccontavano femminicidi e decisi di farci un articolo per il giornale on line sul quale scrivo spesso. Il materiale che raccolsi sul tema era talmente ampio che l’articolo divenne il libro che la casa editrice Edigrafema di Matera ha voluto pubblicare. Il mio testo è accompagnato in appendice da due brevi interventi della psicologa Patrizia De Luca e della sociologa Maria Bubbico.


Violenza di genere nelle canzoni italiane, qualche esempio?
Ne ho ritrovate molte, non solo nei recenti repertori Rap, ma anche fra le canzoni della tradizione popolare del primo Novecento, come “Tutti mi chiaman Mario, ma son Marino”, o della goliardia quale “Natascia”, ma anche fra quelle dell’avanspettacolo, e della canzonettistica più comune interpretate da Big come Celentano e Adamo, e finanche nelle antologie dei più raffinati cantautori, come Cocciante, Endrigo. 

Violenza di genere, purtroppo un tema ancora attuale: come mai?
L’argomento è assai vasto, nel mio Malafemmena tento di tracciare un percorso ricognitivo del pregiudizio misogino che è alla base della violenza sulle donne analizzando i testi delle canzoni ma anche pagine di psicanalisti, libri di padri della chiesa, testi filosofici, trattati di igienisti nazisti, capitoli di scritture considerate sacre. L’esercizio materiale di gesti violenti e del femminicidio non sono gesti isolati e provati, ma la manifestazione fenomenica di una cultura millenaria di discriminazione verso la donna che si vuole debba rimanere oggetto di proprietà dell’uomo il cui “onore” si ritiene debba essere strettamente legato alla capacità di “possedere” e sottomettere una donna. La rivendicazione di indipendenza, l’esercizio della scelta da parte di una donna, l’abbandono  è vissuto con forte disagio sociale e impatto emozionale e, nelle personalità maschili più fragili, diviene la proclamazione demascolinizzante di una inadeguatezza non solo erotica ma anche sociale, per cui quella donna diviene Vipera, Malafemmena, torturatrice, malvagia come una serpe da schiacciare, e il femminicida si sente vittima e dalla parte della ragione, e sente, crede che la cultura popolare, il comune sentire siano dalla sua parte.        Introduco le mie riflessioni citando un proverbio attribuito alla antica saggezza cinese: “quando torni a casa, picchia tua moglie, tu non sai perchè ma lei sì”. Il pregiudizio verso la donna, la convinzione che sia impura, peccatrice, corruttrice, menzognera e traditrice è emerso continuamente in molte delle canzoni che abbiamo ascoltato e cantato negli anni; queste canzoni sono uno spaccato della mentalità misogina che, malgrado le conquiste del secolo scorso, ancora sopravvive in una società che abdica al mercato il compito di fornire una educazione sentimentale e sessuale ai ragazzi avendo nelle sue corde ancora forte la ideologia della verginità, della sottomissione, della funzione riproduttrice assegnata alla donna quale sua unica funzione sociale dalla mentalità della tradizione patriarcale e clericale. I diritti sin ora conquistati faticosamente dalle donne sono continuamente in discussione e ci sono forze che vogliono fortemente riportare indietro le lancette della storia, confortate da vecchi e nuovi integralismi. 

Quando è nata la sua passione per la scrittura?
Scrivo da sempre racconti, poesie, romanzi, testi per il teatro. MALAFEMMENA è il primo saggio.

Il pubblico come sta rispondendo a questo suo libro?
Devo dire che il testo sta suscitando molto interesse e si sta diffondendo grazie a un attento e significativo passa parola.  

Prossimi progetti?
È da poco uscito il mio ultimo romanzo, I misteri delle cento caverne edito da Giannatelli di Matera e, studioso della “natura umana” coltivo il vizio pavesiano di leggere e di scrivere. 



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