“Una discrepanza, una specie di sfasamento”. Questa la
laconica dichiarazione offerta al protagonista dall'uomo che custodisce il
segreto del viaggiare nei secoli, Lo ha spedito in un luogo e in un
momento diversi dal desiderato per “una questione di pochi anni, ma nel suo caso
credo ci voglia precisione”, spiega quasi senza contrizione, si ha solo da
affinare la tecnica.
Andrea, il protagonista di questo bizzarro viaggio nel
tempo intitolato “a.C.”, decide di allontanarsi – temporaneamente - dal
caos di un’epoca volgare dove la tempestività di un intervento al menisco è
funzione della somma da consegnare al medico guaritore, e di spingersi sulle
tracce di miracoli d’autore, alla ricerca di una escatologica dimensione del
risanare che al tempo presente è ormai secolarizzata, codificata da protocolli,
dazioni e … si ritrova in un’epoca nella quale di guarigioni si fa mercato
quotidiano.
Piomba infatti nel deserto di Galilea di duemila anni
fa, in una terra e in un’epoca remota abitata da una umanità claudicante,
viziosa, bisognevole di grazia e pronta a ogni violenza, dove occorre spesso nascondersi
per sfuggire alla furia di gobbi e lebbrosi che invocano, bramano e pretendono il
miracolo della guarigione – ovviamente ciascuno la propria - fra ladri, lapidatori
in servizio permanente effettivo, giudici per processi sommari, patiboli e lapidazioni
pret a porter, guaritori da fiera e
comparaggi per finti risanamenti organizzati per rastrellar denaro fra gli
infelici. Sullo sfondo del viaggio, della sua ricerca, del suo infinito domandare: un guaritore, un Colui, quello che a Cana avrebbe fatto vino dall'acqua, ma nessuna sembra saperne nulla, in quelle contrade solcate da moltitudini inferme e da guaritori a tariffa.
La ricerca di Andrea del senso profondo del messaggio cristiano, della strada maestra, della parola cui adeguarsi
e obbedire per la sua umana ragionevolezza e divina autorevolezza, si mescola
alla domanda di salute-salvezza del corpo di una umanità sofferente e disperata, mentre la follia non ha rimedio se
non la derisione e poi la morte; torme di ammalati laceri sembrano
simboleggiare la “condizione umana” e la ricerca di Andrea diviene paradigma della
strada tutta da scoprire e da fabbricare - in salita - che l’umanità ha ancora dinanzi
a sé.
Davvero notevole, va
sottolineato, è la capacità dell’autore di utilizzare con maestria una lingua
italiana che sembra materializzarsi dalla traduzione del latino cosiddetto “dei
vangeli”, quel latino ben lontano dalle complessità ciceroniane o dalla ponderosa
sinteticità di Tacito, caratterizzato invece da una sintassi semplice e dalla significativa
accentuazione dell’uso di pronomi nella strutturazione della frase, e di avverbi
e congiunzioni causali come l’ormai desueto “poiché”, oggi adottato solamente
nelle versioni scolastiche dal latino all’italiano. Franco Ambrosio quindi sembra
utilizzare – ma di fatto crea - una lingua speciale che si libera dai vincoli
statici dei ritratti passatistici di lingue estinte e sa essere invece narratrice
di “action”, di sommovimenti interiori, e anche di rocambolesche avventure, che
scorrono sotto gli occhi del lettore come in una pellicola d’autore; le pagine
sono dense di avvenimenti rispetto ai quali il narratore rimane nell'ombra,
offrendo solamente la ricchezza delle immagini e dei personaggi che paiono
scolpiti nella mobilissima pasta della vita vera.
Un romanzo da leggere d’un
fiato, per poi ricominciare dall’inizio per riviverlo nella sua – pianificata –
e corporale interezza.
Il romanzo è illustrato da 18 dipinti dell'artista kazako
Hamid Savkuev.
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Il libro si trova qui -----> http://www.ilfaggio.it/Sabbie_06aC.htm
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Franco Ambrosio è nato nel 1957 a Milano, dove vive.
Ha pubblicato il romanzo Sangue da tango (Firenze
1988) e le raccolte di racconti Moerei il guerriero
(Milano 1996) e Versi dal confino (Milano 2010).
Dopo una lunga esperienza nel campo delle
pubblicazioni artistiche, nel 1999 ha fondato Il Faggio,
editore di cataloghi di mostre, volumi d’arte ed
edizioni speciali, il cui catalogo ha assunto ben presto
un’identità legata anche alla poesia e alla prosa.
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