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mercoledì 18 marzo 2020

Città calva di Costantino Dilillo - commento di Anna Lapertosa


Città calva

di Costantino Dilillo

edizioni Palomar - Bari - 1997

commento di Anna Lapertosa
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In queste pagine Dilillo appare come uno scrittore apertamente e naturalmente sperimentale: non indulge ai miti generazionali, alle soluzioni romantico-intimistiche che sono state di moda nell'ultimo ventennio del ‘900, al ritorno al privato, alla “testimonianza”. La sua scrittura è paradossale, acuta, grottesca e a volte caricaturale, la sua narrazione illude e subito delude il lettore, procede per scorci improvvisi o fra il divertimento della battuta di spirito, il suo umorismo, sempre presente, spesso freddo è stravolto.
S’adornava d'un liso manto di penne biancastre che arruffava sovente specie per sgrondarle  dall'attaccaticcia merda verdognola che a chiazze e con rara prodigalità essa stessa squaquagliava, con imparzialità,  su ciascuna delle ottanta mattonelle del nostro ballatoio del quinto piano.” (Balcone).
La solita odiata-amata-valigia-del-pendolare-che-fa-il-weekend-a-casa: pesante, rigonfia, asmatica, indigesta: da incubo, di quelli dove le valigie assassine ghignano sulle braccia mutilate. Quando mi apri pensai di aver sbagliato piano, ma l'attaccapanni rugginoso e nero che mi salutava dietro di lei mi tolse dal dubbio. Era brutta.” (Casa dolce casa).
Sta piovendo e la calvizie diede lampi sotto il neon”. (Banca).
La letteratura non sembra qualcosa di importante o, tantomeno, di sublime per Dilillo: appare piuttosto un'ossessione e non un valore, un vizio, un hobby su cui si diverte a scherzare. Si giustifica allora l'uso del basso e del comico come frutto di una scelta consapevole alimentata da letture e studi personali, scontato quindi il rifiuto dell'alto e del tragico. Infatti i personaggi delle sue storie sono tutti degli anti-eroi, giovani sempre “fuori di chiave” (e  il riferimento pirandelliano non vuole essere casuale, si pensi al tema del vedersi vivere che emerge da Il giornale), tutti personaggi “senza qualità”, inghiottiti dal grigiore quotidiano, e tutti alla ricerca di qualche refrigerio che possa dare sollievo ai sempre caldi appetiti sessuali. 
La situazione è squisita, le disse, con uno sconosciuto che non rivedrai, in una fresca oasi nell'arsura di uno strano giorno d'estate”. (Stazione). Così i due coniugi da tempo annoiati, nell'arsura di un paranoico giorno d'estate, nei pressi di una stazione desolata, decidono di fingere di non conoscersi per rappresentare una scena di sesso in cui la protagonista amante delle forti emozioni, con i polsi bloccati da due manette lucide si cede alle manie libidinose dell'uomo.
Così pure in Supermarket, dove la donna che “di catrame aveva gli occhi e d’antracite il viso, sotto i capelli di corta carbonella”, tra una barzelletta e l'altra (quella del tizio di Miglionico che se lo portano a Grottole dalla moglie del macellaio che la dava facile) consuma un atto sessuale con Bobby incontrato un giorno al supermercato.
Così in Casa dolce casa: “Era la prima volta che una donna entrava del nostro appartamentino di scapoli pendolari e anche se l'ospite non era certo una bellezza, l'avvenimento mi suscitava formicolii. Doveva essere la situazione a stimolare la fantasia. una donna in stato di inferiorità appare preda più facile, obiettivo più raggiungibile. Del resto siamo tutti degli stupratori potenziali”.
Balcone, invece, è un racconto davvero esilarante che narra dei diversi tentativi di fare ad arrosto Guendalina, “una grassa, tonda, inquietante, rapace, torva smerdazzosa gallina.”
Insomma quello che colpisce di queste pagine è che le storie, i temi sociali pure presenti come il matrimonio, la coppia, la grettezza piccolo borghese sono affidati non alla forza di un'ideologia politica, come poteva avvenire qualche anno fa, ma alla parola, al linguaggio, all'aggressività verbale, al montaggio del racconto, al puro divertimento delle battute di spirito o alla sorpresa del rovesciamento della situazione a fine racconto.
Consiglio la lettura di questi racconti che potrebbero inserirsi in quel filone della letteratura contemporanea inaugurata da Umberto Lacatena, scrittore emergente per molti aspetti simile a Dilillo (per lo stile, il tipo di umorismo, la scelta di protagonisti nevroticamente monologanti, la tonalità bassa.
Pronti a leggere i racconti di Dilillo.


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