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martedì 17 settembre 2019

CAROSELLO di Franco Liuzzi nella libreria Mondadori

Le presentazioni di libri non sempre sono “godibili”. Attenzione: se ben fatte sono manifestazioni essenziali non per la diffusione-promozione commerciale di un prodotto industriale, ma per l’avvicinamento al testo; servono a dare la traccia del percorso umano che le pagine seguono, il sentiero su cui siamo invitati ad avviarci per proseguire poi per nostro conto nel tentare di capire il mondo, l’umanità, il suo sapere, le sue passioni: la vita. Le presentazioni, quindi, a volte sono interessanti, a volte impegnative (così diceva un mio vecchio amico quando si annoiava sino al sonno profondo, quello che precede il coma), a volte mortali. A volte, però sono godibili, piacevoli, intriganti.
E quella di ieri nella libreria Mondadori tenuta da una Antonella Ciervo in grande forma è stata davvero piacevole, ricca di spunti e di notizie ma soprattutto piena di narrazioni. Il libro è Carosello, ingegno italiano, scritto dal professor Franco Liuzziun pugliese di fama che insegna i segreti dell’informazione pubblicitaria nel corso di laurea in Scienze della Comunicazione nell'Università di Bari.
La libreria Mondadori ha un intrigante salottino in fondo al locale, luminoso, vetrato la cui esistenza è inimmaginabile, incastonato com'è fra le mura di altri fabbricati. Pieno di libri. In quel salottino Antonella Ciervo ha condotto la conversazione con Franco Liuzzi e così l’autore ci ha guidati nel mondo magico del Carosello, quello che fu il primo – e per anni l’unico – spazio pubblicitario del palinsesto, quando ancora la televisione era uno strumento culturale, prima cioè di divenire prevalentemente (se non esclusivamente, come per certe emittenti) erogatore di pubblicità.
Mi è piaciuto molto.
Sì, lo so, direte che sono di parte perché sono rimasto fedele appassionato del Carosello quale prima fonte culturale cui mi abbeverai, ma non potete biasimarmi: io di là ho appreso che il nuovo-binaca-fluor ti dà lo smalto-diamante e soprattutto che non basta l’acqua sui pavimenti, ma ci vuole spikespàn: esiziale verità che ancora oggi occupa buona parte delle mie conversazioni, quando ho da parlar del più e del meno e non so di calcio né di meteo né di motori. E poi: al Carosello ho udito per la prima volta Mozart – e tanto lo amai quale colonna sonora del pupazzo Angelino che davano col Super-Trim che magnifico bucato – , e anche Ciaicoschi (o come diavolo si scrive) e lì ho sentito parlare in rima e imparato i segnali stradali. Sì: al Carosello.

Il prof. Franco Liuzzi è un affabulatore, uno dei quei talenti naturali del raccontare che tengono attaccati alle sedie gli ascoltatori ad aspettare il resto della storia e così abbiamo ascoltato i nomi dei grandi disegnatori, animatori, strumentisti, attori, compositori che operavano attorno alla trasmissione, Un po’ per scherzo in Rai li chiamavano i “carosellari”, ma si trattava di artisti geniali che hanno fatto la storia dello spettacolo e della comunicazione. E mille altre cose ci ha detto e altre mille si trovano nel libro. Racconta di come quei brevi sceneggiati pubblicizzassero molti oggetti e beni che, nel 1957, data di nascita del Carosello, erano sconosciuti a una enorme parte degli italiani, come la lava-biancheria, ma anche lo spazzolino da denti, la lacca per capelli, il detersivo in polvere, la cera per i pavimenti; e poi ha raccontato degli attori che disdegnavano di fare la “reclame” come la Magnani, e delle trovate autarchiche ed efficacissime per montare una scena, e di Sordi, e di Totò, e delle caramelle Charms, e poi la nutella e dell’omino coi baffi e…
Abbiamo scoperto che nella Rai bacchettona di quegli anni non si censuravano solamente le gambe delle gemelle Kessler (si può dire la parola “gambe”? In epoca vittoriana era sconveniente finanche nominare le gambe del tavolino), ma pure le parole: non si poteva dire “purga” e si diceva invece “confetto”, non si poteva dire “sudore” perché considerato troppo intimo, non si poteva dire “natura”, tanto da smantellare il siparietto di un noto succo di frutta che vantava ingredienti come dire… nat … beh, non si dice, va’.  Quelli del “come natura crea”… avrebbero preso l’ergastolo! Tutto ciò sembrerà incredibile a chi, nato da poco, oggi vede finanche come si usa la carta igienica, in quegli ammorbanti spotti che si susseguono a reti unificate su tutti e 1000 i canali TV i quali mettono in onda, alla stessa ora, allo stesso attimo, l’identico ossessivo messaggio.

E da qui le domande di Antonella Ciervo sulle differenze fra quei tempi e i nostri, sui personaggi di quell'epoca, ancora indimenticati, a confronto con le effimere meteore che passano per due giorni in TV e poi (grazie al cielo) scompaiono senza lasciar tracce; su come è cambiata la comunicazione commerciale e come sta cambiando – ancora – la nostra vita di ogni giorno.
E qui, con dispiacere massimo, si è chiusa la serata con la promessa di nuovi incontri con nuove storie passate da ricomporre per meglio capire i giorni nostri.
Grazie a Ciervo, grazie alla libreria Mondadori e grazie ovviamente a Franco Liuzzi.

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